3 febbraio 1992. Il calendario dice che era un lunedì, io ricordo che era martedì. Poco importa. Era sicuramente giorno di scuola. Io andavo in seconda media.
Ero emozionato, ma non per la scuola (anche se, devo dire, non andavo affatto male). Ero emozionato perché quella mattina avrei visto per l'ultima volta la Tipo 1.7 DS DGT e quella sua bellissima strumentazione digitale, ma al mio ritorno avrei trovato la sua fiammante sostituta: un 1.6 SX a benzina, rigorosamente non cat (a quei tempi non tutti si aveva particolare attenzione all'aspetto ambientale, sia per il costo maggiore sia, soprattutto, perché avere qualche cavallo in più -84 contro 77, nella fattispecie- era cosa buona e giusta).
Facciamo un piccolo passo indietro di qualche settimana.
Un bel giorno, Fiat inviò a mio padre una comunicazione, con un simpatico opuscoletto in allegato, dove gli si proponeva "l'affare del secolo". Il succo del discorso era: mi ridai indietro la tua Tipo e te ne compri una nuova a un prezzo speciale a te riservato. Occhio però: quella nuova dev'essere appartenente alla nuova gamma Tipo e te la scegli fra quelle in pronta consegna. Quest'ultima condizione fu assai limitante, perché ero quasi certo che mio padre, non fosse altro per il motore ancora più potente e i cerchi in lega da 14" di serie (con gomme maggiorate 185/60), avrebbe comprato la 1.8 i.e. (110 cavalli e quasi 190 all'ora erano bei numeri all'epoca). Ma ovviamente, in concessionario, di 1.8 non c'era neanche l'ombra. C'erano svariate 1.4, in vari allestimenti (già scartate a priori), e tre 1.6: una S, scartata immediatamente (per l'allestimento più scarno ma, soprattutto, per l'assenza di idroguida), e due SX. Una delle due SX aveva la strumentazione digitale ma... era di colore bianco. Senza offesa per nessuno: una Tipo di allora, bianca, non faceva la gran porca figura di una Tipo di oggi (e di tante altre auto moderne). No: sembrava semplicemente triste. Scartando anche questa bianca, restava la 1.6 SX con la strumentazione analogica, che in compenso era di un bel colore: Greenstone metallizzato, (colore introdotto ufficialmente con la gamma '91 ma che in realtà era già impiegato su qualcuno degli ultimissimi esemplari vecchia gamma: autentiche chicche, in vita mia ne ho vista solo una).
Formalizzato il tutto e avviate le pratiche, la concessionaria si sarebbe fatta viva quando l'auto era immatricolata e pronta. Così, il 31 gennaio, giorno in cui l'auto fu immatricolata, si stabilì la data del ritiro, che fu, appunto, il 3 febbraio, al quale adesso torniamo.
Quella mattina, come tante altre mattine, suonò la mia sveglietta del Mulino Bianco, che tenevo sintonizzata su Radio Telecolor International (101.3 Mhz, credo esista ancora). Solitamente questa emittente iniziava la programmazione "in presenza" col primo giornale radio, alle 8. Fino a quell'ora mettevano musica che scorreva autonomamente per tutta la notte. Quando mi svegliavo io, alle otto meno un quarto, c'era quasi sempre "Chiama piano" cantata dal compianto Pierangelo Bertoli insieme a Fabio Concato. Non so spiegarvi quanto quella canzone mi mettesse a mio agio e di buon umore, malgrado io sia sempre stato molto restio a separarmi dal mio letto caldo, specie nel bel mezzo dell'inverno. Anche quel 3 febbraio mi svegliai di buon umore.
A scuola, come già facevo da qualche tempo, mi portai l'opuscoletto illustrativo di cui vi ho accennato qualche riga più su, ben occultato dentro un libro o un maxi quaderno. Al cambio d'ora, o durante la ricreazione, o in qualunque istante di "non lezione", me lo guardavo e riguardavo e riguardavo ancora. Anche perché, di tutte le versioni illustrate, la SX era raffigurata proprio nel colore Greenstone della nostra, quindi era praticamente identica a quella che avrei potuto ammirare e sfiorare qualche ora più tardi (ad essere proprio pignoli, quella raffigurata nell'opuscolo aveva la strumentazione digitale ma... pazienza).
Uno dei pensieri che aggiungeva emozione e tensione a quell'attesa era la questione "numero di targa". Normalmente, quando si acquista un'auto nuova, ci si potrebbe chiedere: "chissà come sarà la targa". Il questo caso c'era un'ulteriore incognita, un fatto che noi catanesi abbiamo vissuto in quei giorni e che non si potrà mai più ripetere. Proprio in quei giorni, infatti, eravamo a cavallo tra le ultime targhe CT 9xxxxx e le prime CT Axxxxx, quindi c'era la possibilità concreta che la nostra nuova Tipo avesse la lettera nella targa.
Lo so, son cose che fanno sorridere. Fanno sorridere anche me, ripensandoci oggi. Ma non dimentichiamo che ero solo un ragazzino. Ed ero "malato" di auto. In proporzione lo ero molto più allora di oggi.
Per concludere 'sta storia delle targhe (fra l'altro mio padre già sapeva quale fosse il numero di targa, ma non mi disse nulla): niente lettera. Peccato. Non ci siamo arrivati per un soffio, e mi sono dovuto accontentare dei (tanti) nove iniziali. Che però, in fondo, non erano così brutti.
Per la cronaca, l'auto targata CT A00000, (una Ford Fiesta) fu immatricolata il 7 febbraio 1992.
Finalmente, quel 3 febbraio, arrivò il suono della campanella. Le salite che separavano la scuola da casa mia, che solitamente percorrevo allo stesso passo della mia compagna Sara (della quale ero follemente innamorato) pur di poterle stare più vicino, quel giorno le percorsi a velocità più elevata (con la mia auto immaginaria, riuscii addirittura a mettere la quarta, quando solitamente salivo in seconda o al massimo in terza, sui tratti meno acclivi).
Arrivai finalmente a casa e lei (la Tipo, non la Sara, la quale, peraltro, doveva essere rimasta molto indietro...) era li. Bellissima, fiammante. Il contakm segnava, se non ricordo male, 12 km.
Me la sono guardata in tutti i particolari. Ho subito notato delle minuzie un po' diverse rispetto ala Tipo che avevamo prima: le maniglie delle porte erano appena appena più "slanciate". Neanche mio padre l'aveva notato e, li per li, mi disse che gli sembrava strano che fossero diverse. Poi s'informò e si scoprì che in effetti erano cambiate, seppur in modo impercettibile, rispetto alla gamma precedente.
Gli interni, sempre in velluto, ma grigi e con una trama diversa e inedita. La strumentazione analogica, beh... certo non era bella come la digitale, però aveva il contagiri!
Per il resto, all'interno, era uguale. E pure all'esterno. Anzi, forse era più uguale all'esterno, eccezion fatta per le coppe copriruota, per le già citate maniglie (ma questa è una cosa che non si nota facilmente, giuro) e, ovviamente, per il colore diverso. Le grandi differenze però erano sotto al cofano motore: chiaramente non aveva chissà quale motore, ma rispetto al 1697cc diesel da 58cv che avevamo prima, doveva essere tutt'altro viaggiare. E in effetti... ma per il momento mi fermo qui.