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Quattro risate

Buon giorno e buona domenica a tutti! Qui non piove. E non ci sarebbe niente di strano (anche perché siamo a luglio inoltrato) se non fosse che il meteo prevedeva temporali, forti venti, pioggia torrenziale e quant'altro. E invece, a parte un cielo leggerissimamente nuvoloso e un totale di 21 gocce d'acqua, di cui 4 stanotte e 17 un'ora fa (avevo lei / e fra le braccia ancora la vorrei...), non sta succedendo niente di quanto previsto. Quindi oggi mi tocca di innaffiare le piante, compito che avrei evitato volentieri. E le macchine sono rimaste sporche. Anzi, sono più sporche di prima. E non ho la minima intenzione di lavarle oggi. E neanche domani. E neanche martedì. E via dicendo.
Però c'è una bella temperatura, un bel freschetto (26°C [1], che rispetto al caldo delle scorse settimane si può giustamente definire freschetto. Anzi, quasi sarei tentato di dire "freddo", ma non mi voglio sbilanciare. Non sono come quella carogna della supplente d'informatica che in un compito mi mise dieci meno solo perché mi detestava. Io se mi devo sbilanciare mi sbilancio, se non mi devo sbilanciare non mi sbilancio. E posso farlo anche per diversi giorni di fila, ma di solito smetto prima).
Dicevo del freschetto, anzi, del bel freschetto. Il clima è quello giusto per piazzarsi in laboratorio a progettare & realizzare minkiatelle varie (sì, esatto, quelle li). D'altro canto c'è gente che passa il tempo ubriacandosi al bar. Io purtroppo non me lo posso permettere (già farlo a casa mi costa un botto, figuriamoci al bar), quindi passo il tempo in laboratorio. Con le minkiatelle. Sì, esatto, quelle li. Oggi mi è passato per la testa di continuare il filone "riciclaggio creativo", impiegando i barattoli vuoti del tabacco marca Winston, quelli da 50 grammi (i quali, da pieni, contengono circa 15 grammi di immondizia variegata e tutto il resto è tabacco. No, non ho detto gioia. Ho detto tabacco. Tabacco, tabacco, tabacco. Maledetto tabacco).
Ormai con questi barattoli ci faccio di tutto: ho iniziato a usarli per organizzare cianfrusaglie di vario genere, poi ho cominciato a modificarli/tagliuzzarli/accorciarli/unirli/restrutturarli/massacrarli/e quant'altro. Adesso sto organizzando un crowfunding per metter su una start-up per la trasformazione dei barattoli esausti in bio-carburante e cibo spazzatura per tartarughe ninjia.
Siccome è ancora presto per far partire questo ambizioso progetto (il crowfunding è fermo ai 20 centesimi che ho trovato a terra davanti al supermercato, vicino ai carrelli), mi alleno con altre minkiatelle altri progetti, meno tecnologici ma altrettanto interessanti (forse anche meno). Nel bel mentre che mi allenavo mi è venuta in mente una storiella, che vi voglio raccontare. Quindi, sì, avete capito bene: ciò che avete letto finora era solo una premessa. D'altro canto, nella vita, se mancano i presupposti servono le premesse. Penso. Poi.. boh. Chi lo sa?

Il mio amico Affredo [2] (per chi si fosse sintonizzato in questo momento, è appena iniziata la storiella) conosce tanta gente, fra cui anche gente importante. Fra questi c'è anche un mio collega che progetta sottosistemi per conto di una nota agenzia spaziale americana. Ci tengo a precisare che io non lavoro presso la nota agenzia spaziale americana: l'ho definito collega perché da giovane pure lui ha fatto il muratore, quindi per me è un collega.
Questo signore (il mio collega, che chiameremo Ernesto, nome di fantasia scelto per una questione d'importanza [3]) ha raccontato al mio mio amico Affredo una storia incredibile, tanto che io non ci ho creduto (ma anche se fosse stata credibile non ci avrei creduto lo stesso. Così, per principio).

Durante la prima missione spaziale Apollo, gli astronauti si trovarono a dover fronteggiare una situazione incredibile, tanto che loro stessi non ci credevano: le biro BIC non erano in grado di funzionare in assenza di gravità. Inizialmente la colpa fu data all'azienda produttrice francese e a tutti i francesi, poi si scoprì che il problema affliggeva tutte le biro, quindi la colpa era di tutti gli ungheresi.
E' qui che entra in gioco l'importanza di Ernesto: al nostro amico (che in realtà è amico del mio amico Affredo) venne chiesto di risolvere definitivamente il problema delle biro che non scrivevano. Lui accettò la sfida e dopo ben 35 anni di sviluppo e un investimento pari a 65 milioni di dollari, riuscì finalmente a presentare la prima biro spaziale, indistruttibile [4] e perfettamente funzionante in assenza di gravità [5], pronta per accompagnare gli astronauti nell'imminente missione Apelle.
Mentre Ernesto raccontava questa storia incredibile (tanto che neppure lui ci credeva) al mio amico Affredo, quest'ultimo, che a sua volta era una specie di inventore mancato, non poté fare a meno di ribattere:

<<Ennest'o frati, ma cchi c'era bisognu? Non si puteunu puttari u labbisi?>>
(translation for non catanish people: "Ernesto, fratello mio, ma era davvero necessario? Non potevano portarsi un un lapis?")

In effetti...

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NOTE:

[1] Al momento sono 24,3°C, ma siccome quando ho iniziato a scrivere il post c'erano 26°C, bisogna considerare quest'ultima come temperatura campione. Ah, dimenticavo: il cielo adesso è sereno.
[2] In realtà si chiama Alfredo, anche se in realtà non esiste (caso tipico di "conflitto di realtà"). Ma comunque gli è andata di lusso rispetto ai vari Giuseppe, Salvatore, Carmelo, Rosario, che nella migliore delle ipotesi diventano Pippu, Turi, Melu, Saru. Affredo è un compromesso più che accettabile secondo me.
[3] L'importanza di chiamarsi Ernesto.
[4] Mia moglie l'avrebbe distrutta, ne sono sicuro.
[5] Pare che uno degli ultimi collaudi si sia svolto, con successo, addirittura sul fondo della Fossa delle Marianne. Ma, sfortunatamente, sia il collaudatore, sia il prototipo andarono perduti in fase di emersione, all'ora di pranzo (che era ora di pranzo anche per gli squali).
[6] Nota disponibile a pagamento. Per ulteriori informazioni si prega di rivolgersi al proprio gestore di note.
 
(Con molta sana autoironia) ripensavo alla situazione del mio "parco macchine" e più o meno siamo messi così:

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Mi sento un pò da schifo per questo... LOL
 
Non scherziamo, averla pronta e buona da poterla vendere e levarmela dal ca... farebbero comodo i piccioli derivanti dalla vendita della Seicento finalmente marciante... ma invece non si può...
 
Si, è brutta come un vecchio debito con uno strozzino della mala, però perlomeno è comoda e abbastanza affidabile, specialmente le diesel...
 
Ci sono stato: se riesci ad entrarci è accogliente, spaziosa e comoda
 
Un conoscente la aveva la multipla a metano: si spendeva un'inezia a viaggiare e andava bene, sempre curata sia di motore che di interni e carrozzeria ma seguita comunque da utente "normale" non da appassionato di meccanica come noi, avuto pochissime rogne e ha superato i 200k (mi pare fosse intorno ai 250k) prima di essere cambiata (perfettamente funzionante) solo per volontà di cambiare la vettura (facendo tanti km voleva un'auto più fresca).
Brutta come la fame, ci voleva la scala per salire come sul tram (e non scherzo, poi sarà che sono io basso...) ma dentro comoda e spaziosissima confermo, e molto versatile.
 
Ti dirò che la mia ha superato i 200k e va benissimo, ma tutto dipende anche da come ci arrivano a quei kilometraggi. Ci sono auto più affidabili e auto meno affidabili, e quelle meno affidabili in mano ad utenti che non ci capiscono nulla ci arrivano ma con bei costi di manutenzione e varie scocciature...
 
Se l'auto non vi arriva 250k km, il problema non è l'auto, siete voi...
A parte alcuni rari esemplari nati male, per il resto concordo.
Certo, poi uno può pure darla via prima perché ha altre necessità, per voglia di cambiare, per incidenti, o perché vuole sempre mezzi più "freschi"... però in linea di massima, ripeto, concordo con te.
 
"Se l'auto non vi arriva 250k km" <> "Vendere l'auto prima che abbia 250k km..."

E visto che non vi è piaciuta come barzelletta, recupero quella di Rorschach in Watchmen...
Immaginate che a raccontarla sia un ometto ingazzoso, disilluso e dalla voce molto, molto roca...
Ho sentito una barzelletta...
Un uomo va dal dottore, gli dice che è depresso, che la vita gli sembra dura e crudele, gli dice che si sente solo in un mondo minaccioso...
Il dottore dice: «La cura è semplice, il grande clown, Pagliacci, è in città! Lo vada a vedere, la dovrebbe tirar su!».
L'uomo scoppia in lacrime: «Ma dottore... Pagliacci sono io!».
Buona questa.
Tutti ridono. Rullo di tamburi.
Sipario.
 
Un Parroco di campagna si sta vestendo per la messa domenicale quando, buttando l'occhio fuori dalla finestra, nota che dal suo orto sono sparite le melanzane ormai pronte per esser colte. Questo purtroppo non è il primo furto anzi dopo molteplici volte ha ormai più di un sospetto ed essendo stufo di perdonare la cosa si dirige arrabbiato verso l'aiutante della parrocchia che stava suonando le campane per la messa. Arrivato di fronte alla porticina dove c'è la corda che muove la campana il Parroco esclama "Chi mi ha rubato le melanzane?!" ma l'altro alla corda fa gesto di non sentire dato il suono delle campane al che il Parroco sentendosi preso in giro ribatte "Ah sì e adesso vorresti dirmi che non senti: fammi venire lì dentro a suonare e tu urlami da fuori che vediamo!". L'aiutante appena cambiato di posto con il Parroco esclama " Chi è che mi tromba la sorella il venerdì quando viene a fare le pulizie!" "Hai ragione non si sente nulla!" risponde subito il Parroco.
 
Il fumo nuoce gravemente alla salute. Non dimenticatelo mai. E fate attenzione anche ai T.R.B.

Sabato 18 settembre

Ore 2.39 del mattino. Nella stanza si sente un rumore forte e intermittente. Uno di quei rumori che, nel buio della notte, mette i brividi.

Ore 2.40 del mattino. Sono sveglio. Quel rumore tipo di motosega non si sente più. Forse ero io che russavo? In effetti... Quasi quasi vado in bagno e poi mi fumo una sigaretta, tanto domani è sabato... ma sì dai.

Ore 2.47 del mattino. La sigaretta è finita (...andate in pace).

Ore 2.48 del mattino. Un forte boato fa tremare le pareti. Mi ritrovo a terra, dolorante. Non realizzo cosa possa essere successo, ma l'importante è che, almeno in apparenza, sono tutto intero.

Ore 2.55 del mattino. Odo una voce. E' mia moglie: <<Poi li sistemi sti ca**o d'interruttori, che per accendere la luce non si capisce un ca**o! Ma che ci fai li a terra? Sei diventato scemo? Che è stato sto botto?>>

Ore 2.58 del mattino. Finalmente, anche grazie all'aiuto di mia moglie, sono di nuovo in piedi. Non mi è ancora del tutto chiaro cosa sia successo, ma sono in piedi. Confermo che esternamente sono tutto intero, ma ho il dubbio che all'interno qualcosa non va, altrimenti sto dolore boia non si spiega.
Contestualmente odo ancora la stessa voce di prima: <<Ma me lo spieghi che ca**o hai combinato? Cioè... Ma manco i bambini oh>>

<<AMO' PER CORTESIA! Già mi basta che forse mi sono rotto un braccio. Ti ci metti pure tu a rompermi altre parti del corpo... non ne veniamo più a capo!>>
Eccheca**o!

Ore 3.02 del mattino. Torno a letto, assai dolorante, e mi riaddormento.

Ore 7.58 del mattino. Mi sveglio e vorrei bestemmiare sento che i dolori si sono acuiti. Vado a prepararmi un caffè e noto una discreta quantità di lividi al polso e al gomito. E' ormai chiaro che durante la notte, quando ho fumato quella maledetta sigaretta, sono caduto. Ma come? Perché? Mistero.

Ore 9.14 del mattino. Mentre sorseggio il terzo caffè, osservando la scena del disastro, tutto mi è chiaro.

In pratica io e mia moglie abbiamo il brutto vizio la bella abitudine di spostare i mobili qua e la per la casa. A volte per mutate esigenze, altre volte per eccesso di tempo da perdere. Questa volta lo abbiamo fatto per una buona ragione. Ci potevamo pensare prima, ma meglio tardi che mai e finalmente entrambi i divani della stanza relax si trovano in una posizione decente. Uno dei due divani è dotato di T.R.B. (versione evoluta del T.R.N., vedi nota).
Dopo aver fumato quella stramaledettissima sigaretta, mi sono avventurato nel buio delle tenebre, intraprendendo il percorso standard per guadagnare nuovamente il letto. Solo che le mie carte di navigazione mentali non erano ancora state aggiornate, per cui il pilota automatico non ha tenuto conto dei nuovi ostacoli presenti, in particolar modo del T.R.B. La collisione è stata inevitabile, cogliendomi di sorpresa. Il resto lo ha fatto la forza di gravità. Già che c'ero, ho masterizzato il mio gomito su una bella ringhiera in ferro battuto (opera di zio Pippo buonanima), mentre il polso l'ho masterizzato sullo spigolo di una bella scrivania in truciolare nobilitato color noce chiaro (opera di qualche lavoratore in nero dell'est Europa, probabilmente) e, come contorno, mi sono trascinato a terra (e addosso) un bel po' di cianfrusaglie che si trovavano sulla suddetta scrivania. Le cose o si fanno bene, o non si fanno proprio.

E niente: ieri sono stato tutto il giorno con un dolore boia v2.0. Oggi sono stato tutto il giorno con un dolore boia v4.0 e in uno stato di semi-rincoglionimento dovuto a dosi massicce di FANS (di cui non sono tanto FAN, ma quanno ce vo' ce vo'). Domani, se esce qualche nuova release del dolore boia, vado direttamente in ospedale...

Tutto per una sigaretta di merd@!

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Nota: il T.R.N. (Tavolino Retrattile Normale) è un accessorio che completa alcune tipologie di mobili, incrementandone la funzionalità. La sua evoluzione, denominata T.R.B. (Tavolino Retrattile Bastardissimo), oltre alle funzioni del suo predecessore, può anche vantare una forma studiata appositamente per risultare quanto più possibile d'intralcio al transito di bipedi (ma anche quadrupedi) con altezza superiore ai 40 cm.
 
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