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Bricolage non automobilistico

E' da un bel po' che ho in mente di realizzare un dispositivo per segnalare il livello minimo dell'acqua della macchinetta del caffè.
Come accennato, inizialmente il lavoro era stato effettuato di fretta e coi collegamenti volanti perché volevo essere assolutamente sicuro che tutto funzionasse prima di forare il telaio della macchinetta. Stamattina, con calma, ho rifatto tutto in maniera definitiva e ho scattato qualche foto.

La macchina è una Spinel modello Pinocchio, al cui interno c'è una discreta quantità di spazio per poter lavorare e aggiungere componenti. In linea di principio la modifica è realizzabile su qualsiasi macchina, bisogna però valutare preventivamente se si ha modo di alloggiare ciò che serve. Altra cosa importantissima da valutare è la disponibilità come ricambio del serbatoio, nel caso qualcosa andasse storto.

Qui si vede l'interruttore già montato sul fondo del serbatoio, visto dal suo interno:
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...e dall'esterno:
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Questa è la schedina su cui ho alloggiato il led. Ho preferito impiegare anche una morsettiera per facilitare lo smontaggio in caso di sostituzione per eventuali guasti al sistema:
IMG_20200826_112100.jpg
Il led è di tipo multicolore (RGB): questo perché ho intenzione di applicare un secondo interruttore a galleggiante, nella parte superiore del serbatoio, che andrà a segnalare il raggiungimento del livello massimo quando si rifornisce la macchina, e ho voluto predisporre il tutto per il suo funzionamento. Nel mio caso è utile poiché la macchina è posizionata in un punto da cui non si vedono le finestrelle per controllare il livello, ma ci si può semplificare la vita utilizzando un normale led monocolore, con due soli contatti anziché tre.

Questo è l'alimentatore:
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Da notare che quello che avevo intenzione di montare inizialmente, da 3 Volt, è stato poi sostituito con uno da 5 Volt, più sottile, che ho potuto installare con tutto l'involucro anziché realizzare isolamenti "artigianali", che non mi piacciono mai, specie dove convivono tensione di rete, bassa tensione e acqua.

I collegamenti elettrici sono piuttosto semplici se si ha un minimo di pratica.
L'ingresso dell'alimentatore (230V) è stato derivato a valle dell'interruttore generale della macchina, per l'ovvia ragione di spegnere anche il controllo livelli quando la macchina è spenta.
Per quanto riguarda l'uscita dell'alimentatore, se si usa un solo led, un polo qualsiasi (positivo o negativo indifferentemente) va direttamente a un polo del led, l'altro va a un polo dell'interruttore. L'altro polo dell'interruttore va al restante polo del led.
Se si usa un led multicolore, come nel mio caso, bisogna organizzare i collegamenti a seconda della sua polarità. Io ho usato un led con polo negativo (catodo) comune, quindi l'uscita negativa dell'alimentatore è collegata direttamente al negativo del led, mentre il positivo è sdoppiato e collegato a un polo di ciascun interruttore. L'altro polo di ciascun interruttore andrà collegato a uno dei poli positivi del led, a seconda del colore che si vuole accendere (rosso, verde o blu). Io ho utilizzato il rosso per il livello basso e il blu per il livello massimo.

Risultato finale:
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...led spento: livello acqua superiore al minimo

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...led acceso: livello acqua al minimo. In queste condizioni, nel mio caso, si riescono a preparare non più di due caffè.

Da notare la spia dell'alimentatore, indicata dalla freccia, che mi segnala se lo stesso è regolarmente in funzione, senza dover smontare le coperture superiori della macchina: non è indispensabile, ne voluto, ma è una piccola utilità in più.

Ora, scusate, vado a prepararmi un caffè!
 
La macchina è una Spinel modello Pinocchio, al cui interno c'è una discreta quantità di spazio per poter lavorare e aggiungere componenti. In linea di principio la modifica è realizzabile su qualsiasi macchina, bisogna però valutare preventivamente se si ha modo di alloggiare ciò che serve. Altra cosa importantissima da valutare è la disponibilità come ricambio del serbatoio, nel caso qualcosa andasse storto.
Quindi parliamo di una macchina tradizionale, di quelle "col manico", non quindi a capsule?

Sulla mia vecchia Gaggia, che ormai campeggia sulla credenza come soprammobile, dato che siamo passati alla nespresso un paio d'anni fa, il serbatoio è anteriore e va estratto per essere riempito, il che rende irrealizzabile, se ho capito bene, la tua modifica.
Paradossalmente mi sarebbe più utile sulla piccola Dè Longhi Inissia con sistema nespresso, nella quale, avendo il serbatoio posteriore, sempre estraibile, spesso si arriva a finire la poca acqua senza rendersene conto.
Ma essendo minuscola, e avendo appunto il serbatoio estraibile, è arduo pensare di piazzare un sistema del genere. Pazienza.

Complimenti ad ogni modo per il lavoro, davvero encomiabile. 🔝
Messaggio doppio unito:

Vi rendo ora partecipi di una piccola, quanto orrenda riparazione eseguita su un paio di occhiali da sole ai quali sono molto affezionato.
Si è spezzata la montatura in un punto pessimo, il che sarebbe bastato per decretarne la morte. Ma ci ho voluto provare lo stesso, e per ora l'operazione sembra riuscita. Volendo fare un lavoro serio, andrebbe quantomeno ritoccata la vernice nella parte riparata, ma ho semplicemente declassato questi occhiali al ruolo di occhiali da furgone, mentre se devo uscire ne uso un altro paio che prontamente mia moglie mi ha regalato (ci tiene che io non esca con gli occhiali rattoppati 😂😂).
Ecco le foto. In realtà, nell'uso normale, la riparazione si nota molto meno che nella foto da vicino, resta comunque un lavoro approssimativo, anche se sembra essere robusto.
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Aggiungo che l'ottico, dal quale avevo comprato gli occhiali qualche anno fa, mi ha detto "portameli che li ripariamo"...e quando li ha visti ha sgranato gli occhi e ha detto "hai provato con l'attack? " 🤦🏻‍♂️
Inutile dire che la prova attack non è servita a nulla.

Quindi alla fine ho preso il saldatore a stagno e ho "brasato" la parte spezzata, passando poi un po' di carta vetrata 400 e poi 600 per lisciare la bruttura.
Se la montatura fosse stata nera, penso non si sarebbe notata quasi per niente la riparazione.
 
Ultima modifica:
Se dovesse capitarti ancora, prova a "brasare" interponendo fra le parti qualche frammento di plastica "grattugiata": se becchi la plastica giusta ottieni un'ottima tenuta.

Quindi parliamo di una macchina tradizionale, di quelle "col manico", non quindi a capsule?
No no, la macchina è a cialde.
 
Solo cialde (quelle di carta), niente capsule ne polvere. Il braccio che s'intravede in foto scorre verticalmente e agisce sul meccanismo di blocco della cialda. Anzi, visto che siamo perfettamente in tema, credo sia giunto il momento di regolarlo e lubrificarlo (la macchina ha 11 anni, ogni tanto un po' di manutenzione se la merita…)
 
Mai visto questo tipo di macchine. Quella che ho io ha il classico manico come quelle del bar e permette l'uso di cialde cambiando piattello.
Ma in fatto di caffè, in Sicilia siete molto più avanti che al nordE. 😉
 
Probabilmente non ne hai mai viste perché sono poco diffuse e relativamente costose in relazione a quello che (non) fanno. Io l'avuta per puro caso (a gratis...) senza sapere cosa avessi in mano. Oggi, dopo 11 anni, posso solo dire che non la cambierei con nessun'altra macchina, per nessun motivo. A parte il fatto che è robusta e semplicissima da riparare, cosa che sicuramente la farà durare ancora a lungo (in 11 anni si è guastata solo due volte, per una spesa complessiva di 75 Euro), prepara un caffè squisito, come quello del bar (ovviamente miracoli non ne fa: se la miscela è scadente... ci si accontenta). Se fossi proprio costretto a sostituirla, ne comprerei una identica (è ancora in commercio).

Trascorsa (già da un pezzo) la pausa caffè, voglio mostrarvi in anteprima la base di un progetto che sto realizzando. L'idea mi frulla in mente da parecchio, ma solo da pochi giorni ho ricevuto tutto il materiale necessario. Restava da trovare un contenitore adatto: la scelta era caduta, senza troppa convinzione, sulla solita scatoletta stagna, grigia e noiosa. A un certo punto lo sguardo è andato su questo sfortunato multimetro. Sfortunato perché l'ho dimenticato fuori in occasione di un improvviso e violento temporale. Inutile dire che quando l'ho recuperato era ormai irrimediabilmente danneggiato. L'avevo acquistato solo 10 giorni prima. Siccome non butto mai niente, era andato a finire nel famoso scatolone delle cianfrusaglie "da riparare", dove giaceva da qualche anno.
Oggi, finalmente, ho trovato il modo di farlo tornare a vivere, almeno in parte.
Sul progetto in se non voglio anticipare nulla; liberissimi di fare ipotesi, scommesse clandestine e quant'altro: difficilmente riuscirete a capire di cosa si tratta :sneaky:
Penso comunque di concludere il lavoro entro la settimana e ovviamente non mancherò di mostrarvi il risultato (nella speranza che tutto funzioni per come l'ho pensato e non ci siano intoppi).

Ecco qui la preview in esclusiva:
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ho trovato in cantina questa vecchia pietra per affilare,a manovella e mi sono messo in testa di "automatizzarla"
purtroppo penso che la cosa non sia fattibile : dopo aver segato via la manovella ho montato una puleggia di alluminio
(non si vede,ma è doppia=2velocità)
messa su una rudimentale forcella e tenuta in tensione da una molla del materassoIMG00285-20200826-1953.jpg IMG00286-20200826-1953.jpg
per tirare la cinghia e qui arriva il problema: a rigor di logica se voglio che la pietra giri lentamente devo utilizzare la forza motrice di diametro più piccolo possibile e trasferirla a una puleggia condotta più grande possibile giusto?
cosi' come configurato nell ultima foto la pietra gira ancora troppo veloce... dovrei prelevare la forza motrice dall'albero puleggie già demoltiplicato spostando la cinghia del cambio sulla minima velocità ma poi la sega a nastro
che sta prestando il motore gira troppo lentamente ed è inservibile :(
 
O di un'auto? LOL

Si potrebbe anche pensare ad un robot da cucina o cose così. Oppure la classica lavatrice, ma la cosa si farebbe molto ingombrante. :whistling:
 
Si potrebbe sostituire la puleggia della pietra con una di diametro maggiore. Quella a doppia velocità che c'è montata adesso diventerebbe una puleggia intermedia: la gola piccola prenderebbe il moto dal secondario del cambio della sega, quella grande lo fornirebbe alla nuova puleggia montata sulla pietra. Non so se mi sono spiegato.
 
Il carter di uno scooter è decisamente più compatto, ed ha già le imboccolature per poter tenere in verticale o in orizzontale la mola.
 
Si potrebbe sostituire la puleggia della pietra con una di diametro maggiore. Quella a doppia velocità che c'è montata adesso diventerebbe una puleggia intermedia: la gola piccola prenderebbe il moto dal secondario del cambio della sega, quella grande lo fornirebbe alla nuova puleggia montata sulla pietra. Non so se mi sono spiegato.
Altrochè. Ma puoi recuperare cinghie e pulegge a sufficienza? E poi la struttura diventerebbe molto ingombrante, altro che lavatrice...
Il suggerimento di Pike è tutt'altro che peregrino.
 
Tutto dipende da quello che si riesce a recuperare e a lavorare più facilmente.
Si può anche fare impiegando il motore e il gruppo motoriduttore di un cancello automatico. Oppure adattando ingranaggi e catene recuperate da vecchie biciclette. O ancora, col motore di trazione di una Testa e relativo controller...
Anche la puleggia della lavatrice potrebbe essere interessante.
 
No no, anche se... mi hai dato un'idea! LOL
L'oggetto continuerà ad essere uno strumento di misura. In pratica sarebbe finito, ma nella prova generale si è presentato un problema che mi ha obbligato a fermarmi.

In sostanza l'aggeggio che ho realizzato è un tester di continuità per cavi USB: testa il formato standard rettangolare, quello quadrato tipo cavo stampante, il mini, il micro e il tipo C, quest'ultimo solo per quanto riguarda le specifiche USB 2.0. L'ho concepito in modo da testare se la schermatura è presente e se collegata a massa o no; può individuare se il cavo è di tipo OTG e se due o più poli sono in corto circuito.
E' venuto fuori uno strumentino abbastanza utile, almeno per me. Proprio il tipo C però mi sta facendo diventare matto: le linee dati 2.0 mi risultano sempre in corto circuito, rispettivamente col polo positivo o negativo, a seconda di come inserisco lo spinotto. Ho provato con tre cavi diversi, che funzionano certamente, anche nello scambio dati, e non cambia nulla. Ho il sospetto che sia colpa della scheda che ospita la presa, ma il multimetro mi dice che non è così. Ho ricontrollato con la massima attenzione tutti i collegamenti e sono tutti corretti. L'ultima carta da giocarmi è che alcuni pin siano usati in modo diverso dalle piedinature standard di cui sono in possesso, ma non ho avuto tempo (e neanche voglia a dire il vero) di approfondire e fare ulteriori test. Se il problema non fosse neanche questo, visto che ormai il lavoro è fatto, toglierò la sezione dedicata ai cavi tipo C, limitando tantissimo la sua utilità, ma non avrei alternative (a parte quella di smantellarlo).
 
I buoni cavi usb3 tipo c hanno uno sproposito di conduttori... Veramente tanti. Credo che arrivino a 19.
 
Per la precisione sono 24, 12 per ogni faccia, più la schermatura. Io ne uso solo 12 (6 per ogni faccia) + schermatura.
 
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