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Editoriale Domus "copia"

Pike

Utente Avanzato
Autore di Tutorial
Auto
Panda 169 1.2 Nat. Power 2008
Anzi, forse senza vigolette...
Ma da 2 mesi a questa parte, sul canale YT di Ruoteclassiche sono presenti estratti di intervista a persone italiane attorno all'auto. Ed è ovviamente complesso ascoltarle ora che l'auto italiana industriale non c'è più.
Il formato dei "grandi vecchi dell'auto" è arrivato su YT grazie a Cironi. Per motivi ed obiettivi diversi, sarebbe bello avere spesso interviste di chi ora sta facendo auto, ma al solito riservatezza e scelte di marketing non lo consentono. Chi è veramente appassionato d'auto a mio parere ama sentir parlare chi le auto le crea, le fa crescere, le realizza e le addomestica. Editoriale Domus l'ha "capito"? Non so, magari forse ha solo trovato qualcuno che ha detto che il lavoro di Cironi non era affatto male. Peccato che almeno su YT queste interviste di Ruoteclassiche hanno numeri risibili, secondo me in modo immeritato.

Ho scritto che l'auto italiana industriale non c'è più. Stellantis è realtà, i produttori di auto a grandi prestazioni hanno cambiato proprietà, tedesca per Lamborghini, olandese per Ferrari e Maserati. Pagani non fan numeri sufficienti a toglierli dall'ambito dell'atelier per ricchi.
Spero che Stellantis insegni agli industriali italiani cosa succede a pensare più da piccoli nobili déi del proprio orticello invece che da imprenditori e titolari d'azienda. E non solo oggi... Giacosa nel suo libro lo evidenzia
Durante i miei quarant’anni alla Fiat non furono mai fatti veri piani a lungo termine che riguardassero il progetto. Non per colpa mia, sebbene dal 1960 fossi stato chiamato a far parte del comitato direttivo della società, né perché non si pensasse al futuro. I più alti responsabili dell’azienda di proposito preferivano concentrare ogni sforzo su quanto doveva essere fatto entro due o tre anni. Si faceva assegnamento sulla grande rapidità di attuazione dei progetti e perciò non di rado accadeva che si decidessero
cambiamenti col mutare della situazione. Per il futuro più lontano le previsioni erano approssimative e si prestavano a interpretazioni diverse. Quando tentavo di far soffermare l’attenzione su piani che abbracciavano un futuro di cinque o sei anni, non ottenevo che vaghi commenti. Perciò mi limitavo a previsioni che, prestandosi a sviluppi diversi, lasciassero la via aperta a soluzioni da decidersi a tempo opportuno, e da realizzarsi come sempre con la massima prontezza.
Questo atteggiamento mi sembrava non scevro di pericoli, fondandosi sulla pronta disponibilità di grandi mezzi tecnologici e finanziari e soprattutto sulla capacità, lo spirito di sacrificio e il senso del dovere degli uomini.
Una cosa che spesso ho visto nel prodotto Fiat e dintorni era "fare qualcosa di nuovo e in fretta senza spendere troppo". Questa smania a tutti i costi del nuovi, senza un percorso pronto in tasca e in progetto di creazione prodotto e sua evoluzione. Dopo Giacosa che ci mise forse 8 anni a creare qualcosa, pensando al futuro e tenendolo pronto per quando fosse il momento di illustrarla a chi prende le decisioni, ricordo solo un evento "enorme" per fiat. I "Tipo".
Quattro progetti di base di auto che avrebbero dato vista alle successive produzioni di Fiat per diverso tempo, portando avanti di concerto necessarie evoluzioni sulla produzione che erano da tempo immemore necessarie.
Tipo Uno, in procinto di diventare una Lancia ma convenientemente "rubata" per diventare la sostituta della 127, Fiat Uno. In versione accorciata e semplificata dovrebbe anche essere stata la base per la Y10 di Autobianchi, da decenni uno stabilimento di produzione di FIAT che aveva a disposizione progetti specifici, alcuni curati anche da Giacosa stesso (la Primula, per esempio).
Tipo Due, in grado di dare i lombi negli anni a tante altre auto, ma ricordata principalmente per la Fiat Tipo e Delta II. Poi sfruttata anche per GTV e Spider 916, ma è altro racconto. Non fu usato molto su Alfa in quanto durante lo sviluppo la prima vera Alfa a trazione anteriore (la 33) si stava difendendo più che dignitosamente, grazie anche alle sue peculiarità come essere una delle prime familiari "allegre" assieme alle serie 3 di BMW.
Tipo Tre: Tempra, 155, Dedra, ma non solo. Ogni evoluzione sportiva della 155 che non fosse il prototipo di una Delta integrale cammuffata (cioè la versione per DTM) è passata da qui.
Tipo Quattro: il totem di Lancia in italia, quello che ogni volta che viene nominato tra un po' c'è la genuflessione, cioè le prime Thema, il 164, la Fiat Croma. A livello industriale tra le ultime berline italiane, succedute dai progetti attorno a 156 (ridotto per fare la 147) e 166. E poi il vuoto.

In germania per decenni hanno fatto una cosa, e poi l'hanno evoluta. Anche quando c'era da rivoluzionare il progetto, ricreandolo da zero. In Mercedes, in BWM, in VW e in tutti i marchi delle galassie attorno.
Le "rivoluzioni" sono state poche
In Mercedes, la 190, la Classe A.
In BMW la Serie 1, prima a trazione posteriore poi a trazione anteriore. Ma si erano allenati con le Mini. Manco queste originalissime però.
In VW hanno avuto più inventiva: Audi A2 (brutta sinchè volete ma auto incredibile), la Fox (poi ripresa come concetti grazie alla copia delle 107 e via dicendo facendo la UP e le sorelle), il trio Cayenne, Touareg, Q7 (i primi veri grossi SUV europei ma distanti dai concetti di uso in fuoristrada).

Ogni volta, al momento di fare un'auto, si diceva cosa tenere della vecchia, cosa evolvere, cosa non perdere nel cambiamento.
 
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